Prodotti locali ed artigianato
Consorzio del Parmigiano Reggiano
Il Parmigiano Reggiano è prodotto esclusivamente nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna a sinistra del fiume Reno e Mantova a destra del fiume Po: qui si concentrano gli allevamenti in cui le bovine vengono alimentate con foraggi prodotti in quest’area. L’alimentazione degli animali è curata nel rispetto di un regolamento che impedisce l’uso di foraggi insilati, alimenti fermentati e farine di origine animale.
La
produzione
Il latte del
mattino e della sera precedente vengono versati nelle tipiche caldaie di rame a
forma di campana rovesciata. Per ogni forma di Parmigiano Reggiano occorrono
circa 550 litri di latte. La coagulazione del latte avviene lentamente e
naturalmente grazie all’aggiunta di caglio e del siero innesto ottenuto dalla
lavorazione del giorno precedente e ricco di fermenti lattici naturali.
La cagliata
viene frammentata dal maestro casaro in minuscoli granuli grazie ad un antico
attrezzo detto spino.
E’ a questo
punto che entra in scena il fuoco, per una cottura che raggiunge i 55 gradi
centigradi, al termine della quale i granuli caseosi precipitano sul fondo
della caldaia formando un’unica massa.
Dopo circa
cinquanta minuti il casaro estrae la massa caseosa che darà vita a due forme
gemelle.
Tagliato in due parti e avvolto nella tipica tela di lino, il formaggio viene immesso in una fascera che gli darà la sua forma definitiva.
I marchi
d'origine
Ad ogni
forma viene assegnata una placca di caseina con un codice alfanumerico unico e
progressivo: è la carta d’identità che in ogni momento e in ogni luogo rende
possibile identificarne l’origine.
Dopo poche ore, una speciale fascia marchiante incide sulla forma il mese e l’anno di produzione, il numero di matricola che contraddistingue il caseificio e l’inconfondibile scritta a puntini su tutta la circonferenza delle forme.
La salatura
Le forme dopo
pochi giorni vengono immerse in una soluzione satura di acqua e sale: si tratta
di una salatura per osmosi. Con quest’ultimo passaggio si conclude il ciclo di
produzione del Parmigiano Reggiano e inizia il periodo di stagionatura.
L'importanza
del tempo
Quella del
Parmigiano Reggiano è una storia lunga, ma è anche una storia lenta, che scorre
al naturale ritmo delle stagioni.
La
stagionatura minima è infatti di 12 mesi, la più lunga tra tutti i formaggi
Dop, ed è solo a quel punto che si potrà dire se ogni singola forma potrà
conservare il nome che le è stato impresso all’origine e continuare così
l’invecchiamento fino a 24, 36, 40 mesi e oltre.
L’espertizzazione
Trascorsi 12
mesi, gli esperti del Consorzio controllano tutte le forme attraverso un esame
chiamato “espertizzazione”: la forma viene percossa con il martelletto e
l’orecchio attento dell’esperto battitore riconosce eventuali difetti interni
che possono interferire con la qualità.
Le forme che risultano idonee vengono marchiate con l’apposito bollo a fuoco diventando così Parmigiano Reggiano. Alle forme che non presentano i requisiti della Dop vengono asportati i contrassegni e i marchi di riconoscimento.
I marchi di selezione
L’esame di
selezione identifica tre categorie di formaggio:
Parmigiano
Reggiano “scelto”: il formaggio completamente conforme alle indicazioni del
disciplinare di produzione. Viene contrassegnato con il bollo a fuoco.
Parmigiano
Reggiano “mezzano”: il formaggio che presenta alcuni difetti di lieve o media
entità nella struttura della pasta e/o sulla crosta, ma senza alterazioni delle
caratteristiche organolettiche tipiche del prodotto. Viene contrassegnato con
il bollo a fuoco, ma si distinguono grazie ai solchi paralleli che vengono
indelebilmente tracciati sullo scalzo della forma.
Formaggio
sbiancato: il formaggio che presenta difetti rilevanti viene dequalificato
eliminando i marchi d’origine tramite fresatura della crosta (rimozione di
alcuni millimetri). In tal modo, questo formaggio non può essere definito
Parmigiano Reggiano e non può più avere alcun riferimento alla DOP.
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